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#11

 

    di Carlo Monni

 

(con la preziosa consulenza di Valerio Pastore)

 

SPECIE PERICOLOSE

 

1.

 

 

            Il luogo è un territorio che si trova sostanzialmente sotto l’Antartide, una sorta di continente dal clima tropicale in cui fauna e flora appartengono a tempi preistorici, dove specie animali e vegetali da lungo tempo estinte altrove coabitano con specie umane e umanoidi in vari stadi di evoluzione. Soltanto da pochi anni il grande pubblico è venuto a conoscenza dell’esistenza di questo luogo che è stato chiamato, senza troppa fantasia, Terra Selvaggia.

È proprio qui, in una piccola baia che emerge improvvisamente una navicella, non molto distante da dove è ormeggiata quella che sembra una sua versione più grande, decisamente molto più grande.

            I membri del piccolo corpo di spedizione scientifica nella Terra Selvaggia rimangono sconcertati per un attimo, ma prima che qualcuno possa decidere una qualunque linea d’azione il portello della navicella si apre e ne esce un ragazzo di non più di vent’anni che indossa solo un perizoma di pelle a cui è attaccata la fondina di un coltello.

            Tra i presenti un uomo leggermente sovrappeso sui quarant’anni e dai capelli castani quasi non crede ai suoi occhi quando lo riconosce ed esclama:

-Jack?-

 

            Il grosso veicolo si muove attraverso la jungla. Alla guida c’è una bella donna dai lunghi capelli rossi che indossa un bikini di pelle di leopardo. Accanto a lei siede un uomo dai lunghi capelli biondi seminudo. Poco distante sta accovacciata una tigre dai denti a sciabola, una specie che nel resto del mondo è ormai estinta da circa diecimila anni.

-Questa storia non mi piace per niente.- dice Shanna O’Hara che qualcuno ha soprannominato la Diavolessa -Credi davvero di poter fare qualcosa di buono infiltrandoti nella capitale degli Hauk’Ka, Kevin?-

-Non mi sono venute idee migliori.- ammette con un sorrisetto Kevin Plunder.

            Nella sua natia Inghilterra è un nobile ereditario, un Pari del Regno, ma qui, è Ka-Zar, Signore della jungla senza tempo chiamata Terra Selvaggia, un ruolo che ha sempre preso molto sul serio.

-Ho paura che dovrai fartene venire altre alla svelta. Guarda!-

            Sul monitor del mezzo corazzato che Ka-Zar e Shanna hanno sottratto ad una pattuglia Hauk’Ka sono apparse decine di aeronavi a solcare il cielo ed è evidente che non hanno buone intenzioni.

 

Gli abitanti del villaggio principale delle Tribù Unite della Terra Selvaggia hanno visto molte cose strane nel corso della loro esistenza specialmente negli ultimi anni e per loro la vista di navi volanti non è esattamente una cosa nuova.

Queste, però, hanno qualcosa di diverso: sono aeronavi da guerra e la guerra sono venute a portare in questo territorio che da poco ha faticosamente raggiunto la pace.

            Nereel, leader delle Tribù Unite, alza gli occhi e dice:

- Hauk’Ka. Quelle sono le loro insegne. Ka-Zar aveva detto che avevano brutte intenzioni e pare che avesse ragione.-

            Un attimo dopo le navicelle cominciano a sputare un uragano di fuoco contro il villaggio.

 

 

2.

 

 

            Il nuovo arrivato è un ragazzo dai capelli neri e gli occhi grigi dal fisico muscoloso, ma senza eccessi che non dimostra nemmeno vent’anni ed indossa solo un perizoma di pelle che copre lo stretto necessario

Con lui scendono dal veicolo due ragazze che potrebbero avere 18 anni. Una ha lunghi capelli biondi che le ricadono sulle spalle nude e veste un top rosso e shorts blu. L’altra ha i capelli neri ed indossa un costume intero di colore scuro che le lascia scoperte braccia e gambe.

Balzando agilmente a terra il ragazzo si rivolge all’uomo che lo ha appena chiamato Jack:

-Sorpreso di vedermi Mr. Stanislaus?-

            George Stanislaus replica:

-Ti credevo in Africa.-

-È da lì che vengo infatti. La Regina del Wakanda è stata cosi gentile da prestarmi questo veicolo per poter venire qui e partecipare alle ricerche di mio padre.-[1]

-Ci sta già provando tua zia con un team di esperti e non ha avuto molta fortuna finora.-

-Dov’è adesso?-

-Mi piacerebbe saperlo, ma da un po’ le comunicazioni si sono interrotte. Dovrebbe essere una specie di fenomeno magnetico.-

            O qualcosa di peggio, pensa Jack.

 

            L’uomo potrebbe sembrare il gemello di Jack se non fosse che ha almeno vent’anni di più. La loro somiglianza è impressionante, ma non sorprendente visto che sono padre e figlio.

            Dal suo riparo, che altro non è che la carcassa sventrata di un robot a forma di dinosauro, John Clayton Barone Clayton, erede del casato di Greystoke, osserva gli strani guerrieri che sono appena scesi da una navicella atterrata da poco nella radura.

-Sauridi.- sussurra alla donna al suo fianco: un’attraente bionda che, proprio come lui, indossa una pelle di animale alla vita e nient’altro.

-Ma non appartengono al popolo di C’Rel, direi.- replica quest’ultima.

-Se mia sorella fosse qui potrebbe quasi certamente dirci di più, Lee. Da quel poco che ne posso capire da qui, potrebbero essere dinosauri antropomorfi.-

-Una cosa è sicura. Sono dotati di un certo grado di tecnologia ed hanno intenzioni ostili.-ribatte Aleytys “Lee” Forrester.

-Stanno venendo qui.-dice Clayton -Siamo nei guai.-

            In quel momento l’altra compagna di Clayton, l’indigena chiamata Gahck, balza fuori dal riparo improvvisato e gettando un urlo si lancia verso i sauridi impugnando la sua lancia.

-Decisamente nei guai.- commenta Lee.

 

            Lontano da lì un altro membro della famiglia Clayton si trova ad affrontare lo stesso tipo di pericolo. Una pattuglia di bellicosi Hauk’Ka ha intercettato la piccola spedizione di soccorso di cui fa parte ed il loro comandante ha dato ordine di ucciderne tutti i membri non immaginando di trovarsi di fronte a prede tutt’altro che indifese.

            Gli studenti del suo corso di antropologia faticherebbero a riconoscere la loro professoressa nella donna bionda inguainata in un body che sembra fatto di pelle di leopardo che le lascia scoperte spalle, braccia e gambe e che ha appena impugnato un coltello. Jane Clayton non ha alcuna intenzione di farsi uccidere senza vendere cara la pelle.

Dopo aver visto il loro comandante trascinato a terra dall’attacco dell’uomo soprannominato Skull l’Uccisore, i miliziani Hauk’ka hanno un momento di indecisione e Jane ne approfitta per balzare addosso ad uno di loro e conficcargli la lama del pugnale in un occhio e da lì nel cervello. Il sauride lancia un urlo spaventoso e crolla a terra. Jane sfila il pugnale insanguinato e brandendolo grida:

-Chi è il prossimo?-

            Decisamente non è una tradizionale nobildonna britannica.

 

 

3.

 

 

            Il tono del ragazzo che fino a non molto tempo fa si faceva chiamare Jack Porter è del tipo che non ammette repliche:

-Intendo mettermi immediatamente alla ricerca di mio padre, quindi, Mr. Stanislaus, mi dia subito tutte le informazioni che mi servono.-

-E vorresti farlo assieme a queste due… ragazzine? Voi tre soli? È una follia.- obietta George Stanislaus.

-Ehi… io e Jann non siamo affatto ragazzine…vecchio.- ribatte la bionda di nome Lorna.

-E non sono sole. Ci sarò io con loro.-

            A parlare è stato un giovanotto alto e robusto dai capelli, baffi e pizzetto neri che indossa un costume di pelle che gli lascia il petto praticamente nudo.

-Tu… io ti conosco!- esclama Stanislaus -Sei Kraven il Cacciatore, un nemico dell’Uomo Ragno, un supercriminale.-

-Quello era mio padre.- replica, calmo Alyosha Kravinov -Io ho solo ereditato il suo nome ed il suo ruolo.-

-Si può dire che Kraven è la nostra guardia del corpo.- aggiunge con un sorrisetto Jack.

-E vorresti affidare a lui la vostra sicurezza? Chi vi dice che una volta lontani da qui non vi uccida?- insiste Stanislaus.

            Un secondo dopo Kraven lo afferra per il bavero della giacca ed il suo sguardo non promette nulla di buono.

-Mi hai stancato, uomo!- gli dice con voce dura -La parola di Kraven è il suo vincolo, ma forse quelli come te non sanno nemmeno cosa sia l’onore.-

-Non fargli del male Alyosha.- interviene la ragazza chiamata Jann mettendogli una mano su una spalla.

            Kraven lascia andare Stanislaus che barcolla e solo a stento riesce a restare in piedi.

-Hai ragione.- dice Kraven alla sua amica -Non vale la pena di perdere tempo con questo… smidollato. Pensiamo a cercare Lord Clayton piuttosto-

            George Stanislaus gli rivolge uno sguardo pieno di livore. Se ne avrà l’occasione farà pagare a quel bastardo l’averlo umiliato davanti a tutti.

Ci mancava solo che arrivasse anche il giovane Clayton con i suoi bizzarri amici a complicare le cose.

Ripensandoci, però, se capitasse loro qualcosa durante la loro ricerca, qualcosa di brutto, ci sarebbe un Clayton di meno di cui preoccuparsi. In fondo non tutto il male viene per nuocere.

Poco distante Kraven è l’unico a notare lo sguardo malevolo di Stanislaus, ma non sembra dargli peso.

           

            Da un’altra parte di questo immenso territorio noto come Terra Selvaggia, un altro John Clayton sta affrontando decisamente una brutta situazione.

            La giovane donna dalla pelle scura chiamata Gahck, armata solo di una lancia, si è appena avventata contro una pattuglia di sauridi rivestiti di un un’uniforme azzurrina ed armati di strane pistole.

            John Clayton non può saperlo, ma gli aggressori appartengono ad una specie che si fa chiamare Hauk’Ka il cui scopo è conquistare la Terra Selvaggia, non che le cose cambierebbero molto se lo sapesse.

            Osserva Gahck mulinare la sua lancia contro gli aggressori e borbotta:

-Oh, al Diavolo!-

            Impugnando il suo pugnale balza fuori dal suo rifugio e corre verso i combattenti. Arriva giusto in tempo per placcare alle gambe un Hauk’Ka che stava per sparare alla schiena di Gahck.

            I due rotolano sul terreno avvinghiati l’uno all’altro, ma il sauride è molto più forte e gli stringe la gola dicendo qualcosa che Clayton non capisce. Poco importa, è sicuramente una minaccia di morte e lui è sicuramente spacciato, a meno che…

            Con la forza della disperazione colpisce più e più volte il suo avversario con il pugnale finché la sua stretta si allenta ed il sauride scivola a terra in una pozza di sangue.

            Se la gola non gli facesse male forse John cederebbe alla tentazione di lanciare un urlo di trionfo, intanto deve pensare a restare in piedi.

-Attento!-

            All’avvertimento lanciato da una voce femminile segue il sibilo di una lancia che saetta nell’aria per poi conficcarsi nel petto di un Hauk’Ka trapassandolo da parte a parte.

-Non credevo di poterci riuscire.-

            A parlare è stata una giovane donna dai lunghi capelli biondi che indossa solo un perizoma di pelle… come John Clayton del resto.

-Mi hai salvato la vita, Lee!- esclama quest’ultimo.

            Aleytys “Lee” Forrester abbozza un sorriso e replica:

-Probabilmente te la saresti cavata lo stesso, ma perché rischiare?-

            Nel frattempo la radura si è fatta silenziosa, un silenzio rotto solo dal grido di trionfo di Gahck.

-La nostra amica è una vera forza della natura.- commenta Lee -Li ha fatti fuori quasi tutti da sola e senza riportare nemmeno un graffio.-

-Per sopravvivere da queste parti bisogna essere duri.- ribatte Clayton -Io piuttosto mi chiedo chi fossero questi. È ovvio che non erano soli, dove sono gli altri?

            Gahck si avvicina ai due e dice qualcosa che ovviamente loro non comprendono poi indica una direzione.

-Credo che voglia che la seguiamo, probabilmente al suo villaggio dove eravamo già diretti.- commenta Clayton.

-Guidaci.- dice battendosi il petto e sperando che lei capisca.

            Gahck sorride e si batte il petto a sua volta, poi si allontana di qualche passo, si ferma accanto allo Hauk’Ka trafitto da Lee. Punta un piede contro il suo petto, poi, senza apparente sforzo, ne estrae la lancia che porge a Lee.-

-Grazie… credo.- dice lei poi aggiunge -Non avrei voluto farlo… uccidere intendo … ma non ho avuto scelta.-

            John vorrebbe dire qualcosa, ma Gahck si mette a correre ed a loro non resta che seguirla.

 

            La potremmo chiamare una forma di regressione o forse sarebbe più corretto dire che, lasciata cadere la facciata della seria e posata professoressa, quella che è emersa oggi è la vera Jane Clayton.

            Sta ancora mulinando fendenti con il suo pugnale quando sente una voce che dice:

-Ferma!-

            Si gira di scatto sferrando l’ennesimo fendente, ma una mano la blocca afferrandole saldamente il polso, la mano di Skull l’Uccisore che gentilmente le dice:

-Calmati, è finita.-

            Solo allora Jane sembra rendersi conto di dove si trova e che nessuno degli aggressori è in piedi.

-Mio Dio, James!- esclama -Avrei potuto ucciderti.-

-Ne dubito.- ribatte Jim Scully -Il campo di forza della mia cintura mi avrebbe sicuramente protetto, ma sono lieto di non aver fatto la prova.-

- Esausta più psicologicamente che fisicamente Jane abbandona la testa sul petto di Skull che dopo una breve esitazione l’abbraccia.

            Rimangono per qualche istante in quella posizione poi Jane solleva la testa e chiede:

-Quei… quei tizi che ci hanno attaccato…?-

-Gli Hauk’Ka?- replica Skull -Li abbiamo sistemati, anche se non so se ce la saremmo cavata senza M’Rynda ed il suo amico Zed. Hanno fatto quasi tutto loro.-

-Non sminuirti, amico Skull.- interviene l’aliena di nome M’Rynda -Tu ed i tuoi amici vi siete battuti molto bene. Piuttosto, è chiaro che non eravamo noi il bersaglio principale degli Hauk’Ka, ma piuttosto...-

-Il villaggio di Nereel, è ovvio.-conclude Skull.

-Il mio patto con Nereel mi impone di proteggerla, ma sono anche impegnata a fare altrettanto con la vostra spedizione.-

-Torniamo indietro.- interviene Jane -Rintracciare mio fratello può aspettare, la salvezza di Nereel e del suo popolo no. Non ci sono discussioni.-

            Skull sorride e poi dice:

-Avete sentito la signora? Controllate le armi e poi datevi una mossa: abbiamo delle lucertole troppo cresciute da sistemare.-

 

 

4.

 

 

            Il luogo è un villaggio che sorge su palafitte. Al centro, più grande e più in alto delle altre costruzioni, sta una palazzina in pietra. Al suo interno una donna dai capelli neri avvolta in un costume azzurro cosi aderente da sembrare che le sia stato dipinto addosso e che le lascia scoperte braccia e gambe ascolta con aria sempre più cupa il resoconto degli ultimi avvenimenti da parte di uno dei suoi servi.

-Tutto questo è… intollerabile !- esplode infine con voce decisamente incollerita -Come osano quei maledetti Hauk’Ka cercare di conquistare ciò che è mio per diritto di nascita?-

            L’essere al suo fianco fa uno smorfia che vorrebbe essere un sorriso. La donna che si fa chiamare Zaladanna non è certo famosa per la sua stabilità mentale. Sostiene di essere la figlia di Zaladane, la defunta ultima sacerdotessa del dio del Sole Garokk e che sia vero o no, ne ha sicuramente ereditato i sogni di dominio.

            L’essere che una volta era lo scienziato Vincent Stegron ed ora è sostanzialmente un dinosauro antropomorfo, condivide con la sua alleata le stesse ambizioni.

            In teoria lui dovrebbe comprendere le azioni degli Hauk’Ka. Una volta lui stesso sognava di imporre il dominio dei dinosauri sul mondo, ma non accetterà mai di essere subordinato ad altri.

-Dobbiamo fermarli, Milady.-dice infine -E forssse io ssso come riussscirci.-

-E allora che aspetti, Stegron? Dimmi cosa hai in mente.-

            Ancora una volta l’Uomo Dinosauro sorride… o almeno ci prova.

 

            Quando il piccolo gruppo di avventurieri raggiunge il villaggio principale della federazione delle Tribù Unite è ormai troppo tardi: solo la morte e la devastazione li accolgono.

-Mio Dio, no!- esclama Lady Jane.

-Ho già visto cose simili nel Sud Est asiatico e altrove.- commenta in tono amaro Jim Scully -Speravo di non doverle rivedere mai più, che illuso.-

            Skull e gli altri si aggirano per il villaggio ormai ridotto a rovine. Alla fine il veterano dice:

-Non li hanno uccisi tutti, non ci sono abbastanza cadaveri e tra loro non vedo Nereel e suo figlio.-

.Pensi che abbiano fatto dei prigionieri?- gli chiede Jane.

-È verosimile.- interviene il Dottor Raymond Corey -Dopotutto i prigionieri possono sempre essere utili come schiavi… o…-

-O come riserva di cibo.- conclude M’Rynda.

            Jane Clayton è attraversata da un brivido.

-Non possiamo abbandonarli. Non possiamo.- dice infine.

Stai forse suggerendo che dovremmo metterci all’inseguimento di un’armata di dinosauri evoluti e dotati di armi avanzate per poi sorprenderli e liberare i prigionieri tutti da soli?- le chiede Skull in tono sarcastico.

-Io…-

-Beh, è esattamente quello che intendo fare, ma non voglio chiedere a nessuno di seguirmi.- conclude l’uomo.

-Io e Zed verremo con te -L’onore lo richiede.- afferma M’Rynda.

-C’è un’altra considerazione da fare.- interviene un nero dall’aspetto atletico -Se non hanno cambiato direzione, il loro prossimo bersaglio sarà il nostro campo base.-

-Ci avevo pensato, Clay. Ribatte Scully -Se non ci fosse questo dannato blocco delle comunicazioni avremmo potuto avvertirli del pericolo, ma ormai temo che sia troppo tardi.-

 

 Dapprima si sente un rumore lontano, una sorta di ronzio che poi diviene sempre più identificabile.

-Motori? Qui?- esclama un sorpreso George Stanislaus.

            Pochi istanti dopo ecco apparire un gruppetto di aeronavi che subito dopo comincia a bombardare il campo base della spedizione Clayton.

-Giù!- urla Jack Clayton buttandosi addosso ad una ragazza bionda un attimo prima che sia raggiunta da una raffica di proiettili.

-Gra… grazie.- balbetta lei.

-È stato un piacere oltre che un dovere, Miss…-

-Reynolds, Ann Reynolds. Io…-

-Jack, piantala di fare il cascamorto con quella Milf e vieni a darci una mano.- esclama un’altra bionda.

-Arrivo, Lorna.- replica lui aiutando Ann a rialzarsi.

-Milf?- borbotta la ragazza -Milf a me?-

Deve accantonare queste considerazioni per un altro momento, ora la cosa più urgente è sopravvivere. Ma chi sono gli assalitori?

All’interno del suo veicolo l’ufficiale wakandano M’Dara accantona questa domanda e si concentra sul respingere i nemici. Per fortuna, per quanto piccola, la sua nave è un gioiellino della tecnologia wakandana ed è perfettamente in grado di tener testa ai nemici chiunque essi siano e lo stesso si può dire della nave più grande.

I loro avversari finiranno per pentirsi del loro attacco.

 

 

5.

 

 

            Jim Scully osserva attentamente il terreno, poi dice:

-Sono passati di recente. Il carico di prigionieri e di bottino li sta rallentando.-

-Sai leggere le tracce sul terreno con incredibile precisione.- interviene Jane Clayton -Mi chiedo quali altri talenti tu abbia.-

-Quelli necessari per sopravvivere.- replica Skull con voce dura -Sono stato in posti dove se non avessi saputo individuare dove fosse il nemico sarei morto.-

            Jane preferisce tacere. È abbastanza ovvio che Jim non parla volentieri del suo periodo nelle Forze Speciali e lei non intende forzarlo.

-Mi chiedo perché stanno procedendo via terra e non abbiano caricato tutto sulle loro aeronavi.- commenta Jeff Turner.

-Forse non c’era abbastanza posto, forse la loro tecnologia non è abbastanza avanzata perché siano in grado di realizzare aeronavi troppo sofisticate.- risponde il Dottor Raymond Corey -Da quello che ho capito, preferiscono spostarsi a cavallo… o qualsiasi cosa sia quello che montano.-

-Sono velociraptor.- interviene Clayton Muviro -Me ne intendo un po’ anch’io di impronte ed ho studiato la fauna locale. Sono abbastanza sicuro di quello che dico.-

-Velociraptor addomesticati. Questa mi mancava.- commenta ancora Corey -Siamo attrezzati per affrontare quelle bestiacce?-

-Se sta velatamente suggerendo che dovremmo rinunciare a tentare di liberare i prigionieri, Dottore, se lo può scordare.- ribatte Jane con durezza -Non lascerò Nereel e gli altri nelle mani di quei tizi dovessi pensarci da sola.-

-Non saresti sola. Io e Zed saremmo al tuo fianco assieme a Skull.- interviene M’Rynda -I velociraptor non ci spaventano.-

            Corey non può che tacere.

-Si sta facendo buio. È meglio accamparci qui e riprendere la caccia domani.- dice Skull -Essere riposati ci sarà utile al momento opportuno.-

            Nessuno ha obiezioni.

 

            La città degli Hauk’Ka si erge davanti a loro ed è Shanna la prima a parlare:

-Allora, qual è il tuo grande piano ?-

-Entrare nella città, catturare il loro capo e costringerlo a porre fine alla guerra.- risponde Ka-Zar.

-Gran bel piano e come intendi metterlo in atto?-

-Ci sto lavorando sopra.

Shanna alza gli occhi al cielo e sospira.

 

Chiunque lo vedesse in questo momento faticherebbe a credere che l’uomo seminudo che sta correndo per i sentieri della leggendaria Terra Selvaggia sia l’erede di un prestigioso titolo nobiliare britannico. Lo stesso John Clayton, Barone Clayton quasi non ci crede. I racconti che ha sentito sui suoi antenati gli sembrano più veri adesso.

            Lui e Lee Forrester hanno seguito Gahck fino ad una radura dove sorge un villaggio o forse sarebbe meglio dire sorgeva perché adesso ci sono solo rovine. Gli Hauk’Ka sono già passati di qua.

            Una donna anziana si fa avanti stringendo tra le braccia un bambino dalla pelle più chiara degli altri. Gahck corre verso di lei e quasi le strappa di mano il bambino per poi stringerlo al petto.

-Suo figlio.- afferma Lee -Ci scommetto quello che vuoi.-

-Non ce n’è bisogno.- replica John -Anch’io so riconoscere una madre quando ne vedo una. Questo spiega perché fosse tanto ansiosa ed arrabbiata. Era per suo figlio che aveva paura.-

-Gli aggressori non si sono fermati. Hanno distrutto quello che potevano e sono passati oltre.-

-Non hanno considerato il Popolo del Fuoco degno della loro attenzione e questo potrebbe rivelarsi un grave errore da parte loro.-

            La voce dalla strana tonalità viene dalle loro spalle. John e Lee si voltano di scatto per trovarsi di fronte a quello che potrebbe essere definito solo come uno pterodattilo umanoide dalla pelle verdastra.

            Entrambi ne hanno viste troppe ormai e si riprendono quasi immediatamente dalla sorpresa.

-E tu chi saresti?- chiede John al nuovo venuto.

-Un tempo il mio nome era Karl Lykos, ma adesso voi potete chiamarmi Sauron.-

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

            Pochissimo da dire, quindi non perdiamo tempo:

1)    Jack Porter, o, se preferite, l’Onorevole John Clayton, e le sue amiche Jann e Lorna arrivano direttamente da Pantera Nera #23 e così anche Kraven II

2)    Sauron era praticamente l’unico abitante famoso della Terra Selvaggia a mancare all’appello ed ecco colmata la lacuna.

3)    Ripensandoci, mancherebbe anche Maa Gorr l’Uomo Scimmia… uhm.

4)    Nel prossimo episodio: un sacco di azione ed il culmine del conflitto con gli Hauk’Ka, ma i guai non finiscono qui.

 

 

Carlo



[1] Vedi Pantera Nera #23 e l’ultimo episodio.